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Visualizzazione dei post da agosto, 2018

La Domus Manzi

La Domus Manzi La devo lasciare. Dopo 26 anni, la devo lasciare. Non c’e’ piu’ motivo di tenere una casa aperta a Roma. Da domani sara’ affittata. Sento una profonda nostalgia a lasciare le stanze della Domus Manzi. Ho tanti ricordi di questi ambienti. Ad iniziare dalle ore roventi in cui facemmo il trasloco. Era il 23 maggio del 1992. Portavamo in casa gli scatoloni e sullo schermo tv scorrevano le immagini atroci del piu’ infame e orrendo attentato della storia italiana: la strage di Capaci. Ho anche ricordi radiosi, in particolare le giornate passate alla DomusManzi con gli amici, pronti a qualche giro per Roma o di passaggio per un volo di qualche manzoimpresa. Ci siamo stati fino a 12 amici in contemporanea. Scherzando ho sempre affermato che la Domus Manzi consisteva di almeno 11 vani: ingresso, ripostiglio, prima camera, stanza degli armadi (denominata anche “suite di Steve”), studio, seconda camera, bagno, soppalco, cucina, sala da pranzo e palestra. Che bello le sfilate dei
Ai PescaManzi della Manzoprodactionaid) Settebagni Nella quiete di un quotidiano vivere, lieve la sera cala quasi non volesse disturbare il trantran dei ManzoRoncobilaccini. Siamo prossimi all'ora di cena iniziamo, ad attivarci ognuno il proprio compito per preparare la tavola di "relax" finale. Penso che in qualche modo per qualche sentimento anche i PescaManzi, quando saranno in Portogallo e avranno il meritato riposo, ci sarà una quiete della sera. Una quiete un po'più rumorosa della nostra ma è quel momento che pensi alle tue azioni a ciò che è stato il tuo comportamento e alle tue emozioni vissute assieme agli altri. Stare assieme non è uno sforzo che devi fare, ma sentire la necessità d'imparare e cercare di creare armonia con tutto il gruppo, quella serenità fatta di tante piccole mediazioni. Ecco! Sono convinto che i Manzonauti e ogni altra denominazione occasionale con la quale sono chiamati, sopratutto insegni questo. Insegni nel modo più natura
14 agosto  La mia notte bianca a RONCOBILACCIO  Alle 11.30 tutti a letto conto 1.2.3  E GIULIANO russa di già. In sottofondo sento uno strano rumore come  se ci fosse  un topino alla finestra :no è  la zia ANNA con un attacco bruxismo intervallato  da una tosse tutina nervosa tipo  allergia .passano le ore verso le 3 provo a scuotere  Giuliano. ,Si sveglia e mi dice che hai  fatto rispondo  (niente ).alle 6 ha già è Va a camminare .finalmente silenzio:incomincia  il turno x andare  in bagno 6.30 Franco  e Liliana   alle 7 Meri e Rolando  7.20 Liliana  Mauro. Poi tocca a me veloce perché  alle 8 categoricamente  tutti a fare colazione. E inizia una felice  giornata

La Scomparsa del Pelo

La scomparsa del pelo Fino ai primi anni di questo millennio sulle spiagge era normale osservare donne provviste di una ricca e robusta peluria su gambe, ascelle e financo labbra. Mi ricordo anche che uno degli argomenti da spiaggia più gettonati era la discussione sulle modalità ed efficacia dei vari rimedi anti-crine: cerette, termocoagulazioni, asportazioni di bulbi con pinzette speciali. Un vasto repertorio di riti sadici e violenti. Anche sui rotocalchi femminili, l’argomento ‘depilazione’ rappresentava la maggioranza degli annunci pubblicitari e vi erano specifiche rubriche dedicate . Stamani sulla spiaggia di Principina ho fatto una sconvolgente scoperta: oggigiorno il pelo femminile è del tutto scomparso . Non si vede più un singolo bulbo pilifero in bimbe, ragazze, donne, signore attempate, vecchie ed ultra vecchie. Italiane, scandinave, teutoniche, yankee, orientali. Niente. Non una vibrissa, non un crine, non un riccio. E non se ne parla proprio più della questione: non

D'amore e baccalà

Un recentissimo libro di Alessio Romano. Una storia d'amore per una bellissima e misteriosa cameriera, Beatriz, conosciuta dopo una fatidica caduta dal tram numero 28. Un mix di sogno e realtà che l'autore per rincontrarla vive, nel dedalo di Lisbona, che pure ama, e dove si trova per un breve soggiorno e per scrivere di cibo e dei 365 modi di cucinare il baccalà.  Il protagonista nel suo raccontare farà strani ed onirici incontri.... dei quali non voglio svelare i particolari... sappiate solo che con questo libro è stata trovata una «tasca» dove i pescamanzi ceneranno nella colorata e profumata Lisbona!

Medioevo Prossimo Venturo

Medioevo Prossimo Venturo “Medioevo prossimo venturo” era il titolo di un saggio di Vacca, edito agli inizi degli anni ’70, che paventava un regresso delle nostre societa’ in un rigurgito, in vasti strati della popolazione, di sentimenti anti-tecnologici e di rifiuto delle nuove scoperte scientifiche. Beh, possiamo dire che ci siamo quasi. La marea montante delle opinioni e iniziative anti-scientifiche è inquietante. Dal rifiuto dei vaccini alla contestazione della teoria dell’evoluzione di Darwin, dalla propaganda contro la sperimentazione animale alla contestazione di farmaci e antibiotici alla negazione dell’effetto serra e del surriscaldamento ambientale. Si crede più alle sirene, al motore ad acqua o ai collegamenti Firenze-aeroporto di Pisa in 8 minuti che alle nuove medicine biotecnologiche. Tutto sulla base di pregiudizi, bugie, idee strampalate che si diffondono e incendiano il web. Mai sulla base di evidenze razionali giustificate e vagliate da una rigorosa analisi scient

G.I.A.V.

G.I.A.V. Alte sono le grida che giungono da ogni parte del Mondo da parte di disperati soggiogati da fondamentalisti vegani.  Costretti a sedare le urla dei loro stomaci irrimediabilmente vuoti e a sopravvivere con carote, mele e zenzero. E’ giunto il momento di dire basta ! anzi Pasta ! abbiamo deciso di fondare il G.I.A.V. : G ruppi I ntervento A nti V egani. Siamo arditi pronti ad intervenire in ogni luogo e momento per salvare carnivori ed onnivori in situazione di pericolo e di inaccettabile inedia. I nostri combattenti sono attrezzati con zaini di pronto intervento ricolmi di razioni di carne di cinghiale, estratti concentrati di lardo, ragù ipercalorici e vini ad altissimo tenore alcolico. Nelle situazioni più gravi i nostri nuclei GIAV possono anche prelevare il malcapitato e trasferirlo in luoghi appropriati e sicuri, quali sagre del tortello e del cinghiale. Sentirete molto parlare di noi ! Viva la ciccia e i grassi liberi ! il CHE ( C arnivoro H onnivoro E stremo), fonda

La torta della Silvana

La torta della Silvana Questa ricetta l'ho estorta a una cuoca (la signora Silvana) in queste serate estive. E' una ricetta semplice, quasi da colazione, ma, nella sua semplicita', particolarmente buona: 200gr di farina 200gr di zucchero 200gr di burro un pizzico di sale 3uova intere Marmellata di frutta Frutta a piacere Noci e/o mandorle Fatto l'impasto (viene abbastanza liquido), metterne una meta' in una tortiera piuttosto alta poi inserire a piacere o marmellata di fragole e fragole a pezzi, o marmellata di pesche  e pesche a fette, o marmellata di arance e arance a fette. Aggiungere sempre anche pezzi di noci e mandorle. Ricoprire il tutto con l'altra meta' dell'impasto e mettere in forno a 160 gradi per circa 40 min. E' deliziosa servita tiepida ! Lady Manz
I Proseliti. Nella penombra assolata Di una nuvola greve di pioggia, Alcuni MANZONAUTI sostano In luogo ameno tra gli appennini centrali. Spargono essi la Manzitudine in ogni dove E dispongono, a chi loro intorno sta, a larghi sorrisi. Percorrono gli erti sentieri per arrivare Tra le genti lontane e raccontare Dei manzo-aid le avventure Deliziare divertendo; iniettando Un vaccino di serenità e solidarietà. 7bagni

Il Teatro Povero di Montichiello

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Il Teatro Povero di Montichiello Era il 1967. Si stava ormai finendo di sgretolare un mondo secolare contadino con i suoi ideali, concetti, modi di pensare. La mezzadria era scomparsa. Le campagne si svuotavano a vantaggio di inurbamento e industrializzazione. Anche nella Val d’Orcia, gemma unica di bellezza rurale, ma che in quei tempi non interessava ne’ attraeva nessuno. Per il mondo contadino la nuova era voleva dire emigrazione, depressione, abbandono dei campi e della propria identitá. A Montichiello, borgo medioevale intatto a pochi chilometri da Pienza, le poche centinaia di contadini rimasti si riunirono quell’anno in assemblea a discutere come affrontare la situazione. Non decisero di emigrare. Non decisero di andare a lavorare tutti nelle industrie. Non decisero di gettare alle ortiche le loro radici e la loro storia. Decisero di fare il LORO spettacolo di teatro povero e popolare con loro come drammaturghi, loro come attori, loro come scenografi. Un teatro che doveva rac