L'angolo del critico cinematografico

Recensione del film "Quell'altro ramo del lago di Como"

"Quell'altro..." già il titolo di questa fortunata trasposizione contiene il vero messaggio dello script: esiste sempre un altro ( o degli altri), ogni moneta ha due facce. Lo si intuisce subito dalla messa in scena: la camera quando inquadra il Lario è sempre morbida, ma quando deve riprendere gli avvenimenti allora diventa nervosa, quasi adombrando la tecnica del jump-cut. E anche la storia è soprattutto la storia degli altri, dalle comari alla Misericordia. Quasi quasi la storia di Renzo e Lucia diventa un pretesto per una galleria di figure, rese in modo encomiabile dalla compagine degli attori. E che dire della geniale trovata di avere sempre in scena due non personaggi come il '600 e il Resegone, simboli muti e immutabili dello spazio e del tempo dinnanzi ai quali le vicende dei protagonisti quasi si perdono. Il finale, narrato e non mostrato come in certa filmografia anni 70/80, ci riporta alla matrice letteraria del soggetto a cui il lavoro della sceneggiatura ha dato nuova dignita'.

Marzio von Plex

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