Firenze-Aleppooooooolè - DAY 2


 Firenze-Aleppoooooooolè - DAY 2

Alle 8:30 eravamo gia’ sul taxi di Mumusezes/Snorlax. Beirut è rinata dalle sue ceneri. Brulicante di grattacieli, banche, affari, vita. Un po’ Genova e un po’ Montecarlo. Sorpresa: tante chiese e zero moschee. Decine di km di autostrada lungomare, incasinate come alla Fortezza.

Dai su andiamo verso nord lungo la costa, sempre più a nord.

Frontiera libano-siriana. Il doganiere libanese, dopo aver osservato per tanti minuti i nostri documenti, ci saluta con un “Bella ciao”. OldBeef gli risponde senza pensarci troppo,”Bella vita eh !”. Per fortuna non capisce. I doganieri siriani sono più tosti. Mumusezes ci schiaccia un’ora pingpongando da un ufficio all’altro. Ma poi si va.

Iniziano i quattrocento km siriani. Si alternano super-strade scorrevoli meglio della Fi-Pi-Li e tratti devastati con crateri e voragini in cui l’auto scompare a mezze ruote.

Mumusezes è fantastico. Tocca punte di 140/150 km/h e in parallelo padroneggia con abilità due cellulari, digita e fa vocali in continuazione. Alla radio musica armena a palla. Supera con abilità ogni checkpoint anche perchè abbiamo un foglio vergato in arabo da Abuna Firas , che  (l’abbiamo saputo dopo…) asserisce che siamo due prelati del Vaticano in visita diplomatica.

Arriviamo agli ultimi duecento km e la vicenda si fa atroce. Siamo azzannati dal senso terribile della guerra. Non lo si può percepire nè comprendere se non ci sei. Decine di villaggi distrutti, slabbrati, terremotati. E vuoti, pure città fantasma. Le case, tutte le case, ridotte a crani spettrali con orbite vuote e buie. Traversando un territorio grande come la Toscana contiamo non più di una trentina persone: sei pastori, una ventina di bambini e ragazzini ed una decina di donne. Basta.
Capisci che la guerra è disumana nel suo senso letterale: non esiste più umanità, non vedi più esseri umani. E nessun segno di rinascita, di vita, di ripartenza.

Infine, dopo nove ore di auto, ecco Aleppo. Inimmaginabile. Una metropoli ancora di tre milioni di abitanti, che alterna quartieri rasi al suolo, ad altri semi-distrutti, ad altri intatti e pieni di fascino e storia. Qui la vita c’è ancora, eccome. Il cuore della città, vecchio di mille e più anni, non è mai domo e mai sarà domato. Da ogni anfratto, da ogni rudere, la vita rizampilla, risorga, pulsa, rinasce.

E nel centro di Aleppo, ecco il convento francescano. Sono lí da 800 anni e tutti gli vogliono bene. Si percepisce nell’aria il rispetto e il ringraziamento degli aleppini per questi 5 (sí, sono solo cinque) francescani.

Abuna Firas ed i suoi fratelli ci ricevono con grande affabilità e affetto. Ci dissetano e ci offrono dolcetti arabi e poi ci accompagnano alle nostre due camere. Un’ora libera per doccia e un po’ di riposo e poi la prima sorpresa: siamo invitati ad una cena ed uno spettacolo. Ci troviamo di fronte a una folla di 1500 cristiani raccolti a festeggiare gli ottocento anni dei francescani ad Aleppo. Ci sono ben tre vescovi (latino, armeno e caldeo), ma veniamo accolti in prima fila come le star della serata. C’è un gigantesco palco dove poi si esibirà un’orchestra ed un coro di 36 elementi. Abuna Firas introduce la serata e dopo un po’ ci presenta alla platea indicandoci come benefattori coraggiosi. Riceviamo una ovazione. Da pelle d’oca. Ma non siamo certo noi i coraggiosi, abbiamo fatto solo un piccolissimo gesto. Sono questi cristiani aleppini i veri eroi. Cantano con bellissime voci i loro canti, le loro radici, il loro credo. I jihaddisti volevano negare la musica, cancellare la cultura, annientare ogni forma di libertà femminile. E invece loro sono lî a sfidarli : bellissime nelle loro camicette bianche ed il fiocco rosso, orgogliose di cantare il Cantico de cantici o l’Ave Maria o qualche loro canzone popolare, dignitose e fiere della loro cultura cristiana.

Il regalo immenso l’hanno dato loro a noi e non dimenticheremo mai di ringraziarle.

Commenti

  1. Meraviglioso conoscere. Non oso aggiungere altro per non sciupare il tuo racconto.
    Grazie!
    7b

    RispondiElimina
  2. La vita é sulla strada, l'incontro pure, ed é questo che ci rende vivi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono senza parole. Grazie Stefano con il tuo racconto ci fai partecipi anche noi .
      Buon proseguimento

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Serie "Tesori Nascosti dei Manzonauti" - quarto episodio

stORNELLI da ORNELLA

Apertori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri ad ogni costo, atleti di pace.....